[livello VII, salotto] una nuova vita

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  1. Gemini
     
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    I due ragazzi non muovevano un muscolo. Gemini sapeva cosa era un freeze, naturalmente. "Loro" le avevano spiegato le poche semplici regole da rispettare per il grande privilegio di essere ammessi in questo nuovo, migliore mondo. Un mondo che lei aveva meritato con il suo comportamento grato e ineccepibile. Non aveva disobbedito nemmeno quando l'avevano separata da Albert: Gemini ne era convinta, era tutto per il bene superiore.
    Se avesse continuato ad obbedire lo avrebbe ritrovato.

    Così dominò l'impulso di avvicinarsi troppo alla coppia di sconosciuti e le girò intorno, mantenendosi a quel paio di metri di distanza che le permetteva comunque un buon punto di osservazione. Ora si trovava col muro alla sua sinistra e lo scatolone degli abiti di fronte a lei, così come di fronte a lei, sebbene di profilo, erano i suoi nuovi compagni. Incrociò le braccia e fece scorrere lo sguardo da uno all'altra con aria seria ma non aggressiva.
    Nei tratti di entrambi c'era qualcosa che a lei mancava e che dapprima non seppe definire. Poi il lieve tremore nelle labbra piene della ragazza e la placidità quasi ironica nello sguardo del ragazzo glielo rivelò: l'assenza di paura. Erano come...rilassati? Non proprio, ma a differenza di Gemini sembrava si fossero ambientati quasi del tutto. Dovevano essere lì da molto più tempo di lei. E di sicuro, pensò con imbarazzo per la domanda precedente, erano reali proprio come lei.
    “Non incontravo altre persone da molto tempo,” si giustificò con tono di voce quieto, senza mutare espressione. Continuava a restare in piedi a braccia conserte, ma smise di puntare gli occhi solo sulle persone e riprese invece a guardarsi intorno. Curiosità e incertezza continuavano a mischiarsi alla vista di tanti elementi nuovi – oltre alle differenza cromatiche c'erano anche alcuni oggetti mai visti, e in una ciotola doveva esserci quello che Gemini intuì come cibo vero – ma Silvara e Alec rimanevano in cima alla lista di novità, e fu su di loro che lo sguardo si focalizzò nuovamente. Tra poco il freeze sarebbe terminato. Gemini si scoprì spaventata e impaziente al tempo stesso. C'era una domanda che le premeva fare prima di ogni altra, adesso.
    “Siete gli unici presenti, in questo luogo?” avrebbe chiesto una volta che i due avessero potuto rispondere.
     
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  2. Alec Lewis
     
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    Era impossibile non notare il rossore sulle guance porcellana di Silvara, ma Alec non era esattamente il tipo di uomo che calcava la mano o metteva in evidenza le piccole debolezze delle donne, che per poi non erano altro che magnifiche peculiarità. In realtà, se avesse ancora posseduto un barlume della sua memoria, si sarebbe di certo ricordato dell'istante in cui Nowaki aveva fatto tingere le sue gote di rosso, fotografandolo di soppiatto appena uscito dalla doccia, con solo l'asciugamano a cingergli la vita. Alec aveva un'espressione, adesso, apparentemente impassibile, eppure con il braccio destro aveva provato per un attimo a coprire i suoi addominali, per non imbarazzare la ragazza che era in sua presenza.
    Aveva solo abbassato per un attimo le iridi al pavimento e una fossetta gli era comparsa sulla guancia come la perfetta conseguenza di un timido sorriso appena accennato. Se possibile, per qualcuno sarebbe stato ancora più sexy della sua nudità.
    E' risaputo, però, quanto anche un ragazzo così riservato potesse essere un mago dei doppi sensi. Ecco perché, non appena Silvara ebbe pronunciato la parola "uccello", le sue iridi saettarono fino al viso di lei, un poco più maliziose, di quella malizia innocente, di chi non ti vuole conquistare ma cerca solo una certa complicità. Anche perché, per quanto fosse bella, Silvara per ora non suscitava nessuna reazione particolare nel ragazzo.
    <beh, un uccello di quelli molto grandi> rispose con un tono di voce più colorito, allargando le braccia e lasciando penzolare dalla mano destra il maglioncino verde per cui alla fine aveva optato. Subito dopo, tornò col pensiero al perché di quel tatuaggio, ma non riuscì in tempo a pronunciare nient'altro perché venne chiamato il freeze.
    L'espressione che assunse Alec alla domanda della nuova arrivata, fece increspare le labbra a Silvara e per poco anch'egli non scoppiò a ridere di brutto. Non voleva prendere in giro nessuno, sia chiaro, eppure a volte la sua ironia traspariva in modo inconsapevole, senza che potesse essere in alcun modo frenata. Nel momento in cui Gemini parò di nuovo, un minuto senso di colpa si insinuò in Alec e maledisse la sua avventatezza.
    In qualche modo, aveva sempre saputo quanto ognuno potesse reagire in modo diverso alle circostanze, quindi si voltò verso di lei, dopo che la stessa voce metallica ebbe pronunciato il freeze.
    Le sorrise, un sorriso dolce, ma riservato, simile a scuse educate di chi in realtà non ha fatto nulla di male se non seguire il proprio istinto.
    <sono arrivato da poco anche io, ma penso che ci sia qualcun altro ancora> le rispose, avvicinandosi a lei ancora mezzo nudo e tendendogli la mano.<io sono Alec>
     
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    poisoned

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    Silvara non aveva replicato ad Alec sulla questione uccello perché era stata richiamata dal freeze, ma se non ci fosse stato quello a frenarla in quella posa rigida, la ragazza non avrebbe aperto bocca per continuare quella discussione. Era piuttosto inutile continuare a ciarlare su quell'argomento ed non sapeva perché, ma improvvisamente trovava strano parlare di uccelli e tatuaggi, la faceva sentire a disagio.
    Le sue attenzioni, sguardi divertiti con Alec a parte, erano su Gemini, la nuova arrivata. I suoi capelli rossi le donavano un colore luminoso sul viso bianco di una persona più grande di lei e del ragazzo che aveva a fianco, ma quell'aria impaurita le faceva tenerezza. Anche lei, quando era entrata nella casa, era spaventata ed insicura, piena di domande, dubbi. Non che questi fossero spariti, ma Silvara si era messa il cuore in pace e prima o poi avrebbe trovato le risposte ai mille quesiti che affollavano la mente devota alla matematica della ragazza, per quanto ella potesse ricordarsi chi fosse e quanto le piacesse fare calcoli, giocare con formule e teoremi, raccogliere dati. Come tutti, Silvara aveva dimenticato ogni cosa e da un lato era un bene, ma dall'altro, se avesse saputo chi veramente fosse, avrebbe fatto di tutto per uscire di lì e tornare dalla sua famiglia, che sicuramente la stava cercando, era disperata e magari anche rassegnata.
    Allo stop freeze, aveva lasciato che Alec si presentasse per primo e Silvara aveva atteso il suo turno per porgere la mano a Gemini e presentarsi, sempre composta e rigida, un soldatino in tutto e per tutto.
    "Eravamo in due, prima che arrivasse Alec qualche minuto fa" disse cortesemente. "E ora ci sei anche tu,
    a quanto pare. Io sono Silvara, tu come ti chiami?"

    Nonostante la differenza di età, Silvara aveva adottato una forma colloquiale molto confidenziale, dandole del tu, allegando alle sue parole anche un bel sorriso luminoso da bambola.
    "Stavo facendo vedere ad Alec che fossero arrivati degli abiti maschili, stamattina" continuò subito dopo. "Gli altri da donna li abbiamo messi nella stanza con i letti, quindi se poi vuoi cambiarti te li faccio vedere. Magari ne arriveranno altri".
    Successivamente, li aveva fissati entrambi, prima uno e poi l'altra. "Sicuramente sarà difficile abituarsi alla convivenza e anche per me è strano rivedere altre persone, però intanto posso cominciare a mostrarvi dove viviamo".
     
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